Riportiamo una bellissima intervista rilasciata dalla Referente
Regionale Sitting Volley Calabria, Prof.ssa Manila Villella sul Magazine di
Marzo per la disabilità “SuperAbile Inail”,
che ci consente di conoscere meglio questa nuova disciplina e la passione della stessa Referente per il mondo del sitting.
Sta diventando sempre più diffusa nel mondo della disabilità la
pratica del sitting volleyball, la pallavolo che si gioca da seduti per terra. Ne
parliamo con Manila Villella (in alto, fra le sue atlete), allenatrice da anni di
squadre di pallavolo femminile, grazie al cui interesse personale il sitting volleyball
si è cominciato a praticare in Calabria a partire dal 2011. Le chiediamo come
sia nata in lei questa passione per il sitting volleyball. «Si è trattato di un
colpo di fulmine, dal primo momento che l’ho visto per caso su Internet, ho “perso
la testa”, e ho capito che avrei fatto tutto ciò che mi fosse stato possibile
per portarlo avanti. Ciò mi ha permesso di capirne e saperne sempre di più,
incoraggiandomi a lavorarci su,fino ad arrivare a creare anche un’ottima squadra».
Ma quando è nato il sitting volleyball? «Questo sport esiste in varie parti del
mondo già dal 1967, ma ha cominciato a diffondersi solo dopo le Paralimpiadi di
Londra 2012, generando un vero interesse della Fipav nazionale. Da lì è stata tutta un’escalation di programmi, organizzazione ed
eventi, che hanno visto da subito la Calabria come protagonista attiva».
Rispetto alla pallavolo classica, nel sitting cambiano le dimensioni del campo,
che passano da 18 x 9 metri a 10 x 6, e la rete è molto più bassa: 1,15 metri
per gli uomini e 1,05 per le donne. Una squadra di sitting volley si compone di
un massimo di dodici atleti, compresi un massimo di due atleti classificati
come “disabili minimali”. C’è una classificazione delle disabilità di cui
tenere conto e alcune differenze tecniche, tipo il poter effettuare il muro
sulla ricezione, e altre modifiche dettate da ovvie ragioni, al fine di favorire
il gioco nella sua massima espressione possibile. Nel 2013 Manila ha ricevuto l’incarico di Referente Regionale dal
Presidente del Comitato Fipav Calabria.
Nell’ottobre dello stesso anno ha partecipato al primo workshop tenutosi in
Italia, a Roma, acquisendo il titolo di allenatore di sitting volleyball, il
primo in Calabria. «Al rientro da tale evento, mi sono messa subito al lavoro,
muovendomi sul mio territorio, per far conoscere a un pubblico più vasto questa
disciplina, il tutto grazie all’aiuto e al coordinamento del Comitato regionale
Fipav Calabria, in particolare nella presenza del presidente Carmelo Sestito»,
prosegue Manila. «Ho creato la prima squadra di sitting, con persone disabili e
normo-dotate insieme, perché, essendo in una fase iniziale, si è preferito fare
di questa disciplina un’attività di inclusione, in quanto tutti possono
mettersi a terra e giocare insieme a uno degli sport più belli al mondo». Grazie
all’organizzazione di dimostrazioni ed eventi che l’hanno fatta conoscere a un
numero sempre maggiore di persone. «In Calabria siamo stati i primi in Italia a
creare le figure dei referenti provinciali, che ci hanno permesso di creare
nuovi nuclei di lavoro in tutte le cinque province calabresi». Attualmente
Manila, oltre che Referente Regionale per la Calabria, ricopre l’incarico di
referente Area sud, che le permette di coordinare il lavoro di tutte le regioni
del Mezzogiorno. La squadra da lei organizzata è diventata la rappresentativa
calabra, che ha preso parte a due tornei nazionali fatti nel Parco del Pollino,
a Rotonda, in provincia di Potenza, oltre a tantissimi eventi e dimostrazioni
varie in tutto il meridione. «Ciò ci ha permesso di far visionare i nostri
atleti paralimpici agli allenatori delle Nazionali, femminile e maschile, che
intanto si erano formate, grazie al lavoro dei responsabili nazionali e dei
referenti di area, facendo sì che una delle nostre atlete entrasse a far parte
proprio della Nazionale femminile». Si tratta di Raffaella Battaglia, classe 1990,
già atleta di pallavolo indoor (cioè la pallavolo classica) dall’età di otto
anni. Nel 2007 nasce l’Asd Volley Cenide di Villa San Giovanni (Reggio
Calabria) a opera del fratello Rocco, e lei inizia a giocare seriamente fino a
raggiungere attualmente la serie D. Raffaela è nata senza la mano sinistra e
ciò nonostante ha sempre giocato con i normodotati. Scoperta da Manila in uno dei suoi tanti “giri” alla ricerca di
nuovi atleti di sitting, la ragazza si è innamorata subito di tale sport e si è
messa immediatamente in gioco, non risparmiandosi anche di fare tanti chilometri
solo per riuscire ad allenarsi con la squadra, fino ad arrivare a far parte
della Nazionale. «Oltre a giocare alleno anche i più piccoli della Volley Cenide»,
dice Raffaella, che nella vita si occupa di assistenza all’infanzia. «È stata
la professoressa Villella a farmi scoprire il sitting, disciplina che
disconoscevo totalmente. Quando l’allenatore della Nazionale femminile, Guido Pasciari, insieme a tutto lo
staff, mi ha dato la possibilità di far parte della squadra, ho stentato a crederci.
Poter indossare la maglia azzurra è il sogno di tutti gli sportivi italiani,
perciò metterla mi provoca emozioni incredibili, e mi sprona a dare il meglio
di me stessa in ogni occasione». Ma qual è per lei la differenza tra la pallavolo
normale e il sitting? «Trovo che il sitting sia uno sport totalmente diverso
dalla pallavolo: è molto duro e serve un grande allenamento per poterlo praticare.
Infatti, nonostante io giocassi da sempre a pallavolo, ho fatto fatica a
mettermi a terra e giocare da seduta. Tuttavia, cominciando a farlo, ho anche
iniziato ad apprezzarlo e a far salire dentro di me la voglia di giocare». L’obiettivo
di Villella nel breve-medio termine è quello di sviluppare il sitting
volleyball in tutte le province calabresi e di indire un campionato regionale come stimolo per tutti i
curiosi che abbiano ancora delle riserve. Ma l’augurio è che questa disciplina
senza barriere possa entrare in ogni scuola della regione e coinvolgere tutti
gli alunni che abbiano voglia di mettersi alla prova, senza dover escludere
nessuno.
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